mercoledì 16 marzo 2011

Rifugiati e titoli di studio: percorsi tra norma e realtà

foto di Hans on Experience
Sta volgendo a conclusione la fase di ricerca del progetto PRORITIS. Fase che ha previsto la realizzazione di due indagini: una centrata sulla normativa nazionale e internazionale relativa alle procedure di riconoscimento dei titoli di studio per i titolari di protezione internazionale, realizzata da ASGI – Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, ed una orientata ad analizzare le prassi territoriali, curata dall’Associazione Parsec – capofila del progetto.

Il progetto ha considerato il riconoscimento dei titoli nella sua accezione più ampia prendendo in considerazione il riconoscimento dei titoli accademici (l’equipollenza), ma anche l’abilitazione alla professione, il riconoscimento a fini concorsuali e il riconoscimento di percorsi parziali al fine della prosecuzione degli studi. Si tratta infatti di percorsi diversi che concorrono in egual misura alla piena integrazione nel mondo del lavoro dei titolari di protezione internazionale. Un’integrazione che tenga nella giusta considerazione competenze e conoscenze acquisite prima dell’ingresso in Italia.
Sono quasi 90 i testimoni intervistati per comprendere percorsi seguiti, criticità e proposte legate alle procedure  di riconoscimento dei titoli di studio dei titolari di protezione internazionale. In questa fase di ricognizione si è cercato di dare spazio ai diversi punti di vista, contattando gli Enti e le Amministrazione coinvolte responsabili del riconoscimento, ma anche servizi che accolgono e accompagnano i titolari di protezione internazionale, così come i diretti interessati. Lo strumento utilizzato per la rilevazione è stato una traccia di intervista semi-strutturata diversificata per i diversi target.
Questi  nello specifico i numeri :
- 8 interviste a persone  appartenenti ai Ministeri competenti (Ministero degli Affari Esteri, Ministero di Grazia e Giustizia, Ministero del Lavoro, Ministero dell’Università e della Ricerca);
- 45 interviste a persone impegnate all’interno di servizi pubblici e privati di tutela, accoglienza e accompagnamento riservati a titolari di protezione internazionale;
- 23 interviste a Uffici scolastici e Universitari;
- 13 interviste a titolari di protezione internazionale che hanno intrapreso o concluso il percorso di riconoscimento dei propri titoli di studio o delle proprie qualifiche professionali.
La ricerca ha avuto un carattere policentrico, toccando ben 9 città italiane: Roma, Milano, Torino, Firenze, Trapani, Venezia, Udine, Trieste, Padova. La selezione delle città ha tenuto conto della presenza di servizi ed esperienze territoriali significative. Lo spostamento verso il Nord del paese è conseguenza di una generica scarsità di esperienze su questo terreno nel Mezzogiorno: il contatto con i territori ha infatti evidenziato una scarsa diffusione di tali procedure nel Sud Italia.
Attualmente i dati raccolti sono in fase di analisi . Alcune prime suggestioni evidenziano:
1. La netta prevalenza, tra i titoli per i quali si intraprende un riconoscimento, delle professioni mediche e sanitarie, conseguenza della maggiore trasversalità di competenze di questo tipo e della maggior richiesta da parte del mercato del lavoro di queste professioni.
2. Una scarsa informazione presso servizi e reti territoriali circa i diversi passaggi da seguire per portare a termine il riconoscimento dei titoli di studio.
3. La difficoltà da parte dei titolari di protezione internazionale a reperire tutta la documentazione richiesta in originale (titolo di studio, percorso di studi, programma degli studi).
4. La preferenza di percorsi alternativi al riconoscimento del titolo, quali l’iscrizione a nuovi corsi di studio in Italia (magari meno professionalizzanti), o l’inserimento lavorativo – quando possibile – presso aziende che tramite la diretta esperienza possano riconoscere le competenze anche in assenza di un riconoscimento formale.

A breve sarà disponibile on line una prima sintesi della ricerca.

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