venerdì 24 giugno 2011

Conferenza finale del progetto ProRiTis

Quando il Medico Parla Arabo
Il riconoscimento delle qualifiche dei titolari di protezione internazionale

Progetto ProRiTiS

Progetto co-finanziato dall’Unione Europea e
dal Ministero dell’Interno
Fondo Europeo per i Rifugiati - AP 2009 Azione 1.a

In Italia i titolari di protezione internazionale (TPI) – rifugiati politici, titolari di protezione sussidiaria, titolari di permesso per motivi umanitari – sono 55mila. Di questi, quasi 1 su 3 è arrivato in Italia con un titolo di formazione superiore, una laurea (7%) o un diploma (24%). Eppure, il loro inserimento sociale e lavorativo nel paese appare ancora rispondere alla logica dell'“integrazione subalterna”, in posizioni occupazionali e retributive dequalificate e dequalificanti.
Come può oggi chi chiede e riceve asilo in Italia far valere le proprie qualifiche e cercare di costruirsi un percorso professionale adeguato al proprio bagaglio di studi e competenze? Come può dare seguito al desiderio di proseguire gli studi interrotti a causa delle guerre e delle persecuzioni che lo hanno indotto alla fuga? E come può l'Italia valorizzare le intelligenze, i saperi, le competenze dei titolari di protezione internazionale?
ProRiTiS – Programma pilota sulle Procedure di Riconoscimento dei Titoli di Studio dei TPI, realizzato da Associazione Parsec, ASGI, Coop. CoGeS e Consorzio Nova – ha voluto esplorare i percorsi, gli ostacoli, le potenzialità del sistema di riconoscimento dei titoli di studio per i TPI. E' stata condotta un'indagine nazionale, basata su 96 interviste a referenti dei Ministeri e delle Università, a operatori dei servizi territoriali e delle organizzazioni internazionali, e naturalmente agli stessi TPI, protagonisti di vicende burocratiche dalle tempistiche incerte e dall'esito mai garantito. E' stata analizzata la normativa italiana e internazionale, in cerca di proposte che rendano effettive le garanzie contenute nella Convenzione di Lisbona, che prevede per i TPI procedure che agevolino il riconoscimento “anche nei casi in cui i titoli di studio [] non possano essere comprovati da relativi documenti”. E' stata avviata una sperimentazione per il riconoscimento dei titoli, con il coinvolgimento di un gruppo di TPI desiderosi di impiegare le loro lauree e diplomi ottenuti nei paesi di origine per la formazione superiore o l'esercizio della professione.
E’ stato inoltre condotto un percorso di concertazione con diversi stakeholders - referenti di enti istituzionali e servizi coinvolti nella gestione delle procedure di riconoscimento di titoli e qualifiche - che ha portato alla elaborazione di una bozza di Protocollo di Intesa e alla progettazione di un sistema informativo, strumenti per la semplificazione amministrativa e gestionale delle procedure stesse.

Intorno a questo tema e ai risultati di ProRiTiS, il 30 giugno alle 14.30 a Palazzo Valentini interverranno Pier Paolo Savio del Ministero degli Affari Esteri, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Daniela Di Capua dello SPRAR, Carlo Finocchietti del CIMEA, Juri Di Molfetta e Chiara Maugeri del servizio “A Pieno Titolo” di Torino, e i responsabili delle attività di ricerca e intervento realizzate dal progetto: Giulia Rellini e Laura Giacomello dell'Associazione Parsec, Daniela Branciaroli dell'ASGI, Lucia Tormen della Cooperativa Coges. Apriranno i lavori l'Assessore Claudio Cecchini e un rappresentante del Ministero dell'Interno.

L’incontro costituirà inoltre l’occasione di ragionare insieme sul tema dell’integrazione sociale e lavorativa dei TPI e sulle possibili azioni future che possano contribuire – sviluppando un approccio di rete – a raggiungere tale obiettivo, in un momento storico in cui sembra ragionevole ipotizzare un incremento delle richieste di protezione da parte di donne e uomini costretti a fuggire dalla propria terra d’origine (si pensi alle rivoluzioni in Egitto e nel Maghreb e soprattutto agli effetti che la guerra in Libia sta producendo sui flussi migratori che interessano il Mediterraneo) e che è al contempo caratterizzato da una crisi economica profonda nel paese di “accoglienza”. Appare infatti fondamentale, in questa fase storica, avviare un ragionamento strutturato e condiviso su quale modello di integrazione costruire in Italia, che sia capace di superare una logica emergenziale e assistenzialistica e che punti invece a valorizzare risorse e capacità strutturali, organizzative e di ciascun singolo.

Quando il Medico Parla Arabo
Giovedì 30 giugno 2011
ore 14.30-19.00
Sala della Pace – Palazzo Valentini
Via IV Novembre 119/a Roma

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