martedì 21 giugno 2011

La storia del Signor A, Ingegnere

Il Signor A ha le idee molto chiare rispetto al proprio futuro, o almeno rispetto a quello che può o non può ottenere con le proprie credenziali*. Laureato in Ingegneria, in Italia da quasi 2 anni, parla un buon italiano – che vantaggio – ed ha già sostenuto l’esame di Terza Media. Lavora, non nel proprio settore, ma gode di una certa tranquillità.
Nel periodo che ha trascorso in un Centro di accoglienza, si è dedicato all’apprendimento della lingua e alla richiesta nel proprio Paese di origine di alcuni documenti preziosi. Ha già con sé la Dichiarazione di Valore, l’elenco degli esami sostenuti in traduzione legalizzata, il certificato di Laurea in traduzione legalizzata, e 13 attestati giunti via fax che attestano la partecipazione a corsi di aggiornamento effettuati durante gli anni in cui ha lavorato. 11 di questi sono in inglese, 2 nella lingua madre. L’ottenimento di questi documenti gli è costato circa 300 euro. Ora dobbiamo farli fruttare.
Decidiamo insieme di procedere su 2 fronti: il primo riguarda la possibilità di vedersi riconosciuto il titolo professionale dal Ministero, il secondo richiedere l’equipollenza presso l’Università, e poi decidere se la parte integrativa che verrà proposta è sostenibile, oppure se è preferibile iscriversi direttamente ad un Master.
Il nostro viaggio parte a febbraio 2011. Ci richiede più o meno un mese di tempo, l’ottenere sia dal Ministero competente che dall’Università le informazioni dettagliate che ci servono per verificare la completezza dei documenti. E questo perché dobbiamo incrociare le disponibilità, a livello di tempi e orari, degli organi interpellati e dell’interessato. Poi c’è il tempo tecnico che può servire ad una persona che padroneggia l’italiano standard ma non quello legato alla burocrazia, per decifrare le risposte ottenute, districarsi nel mare di documenti richiesti, capire ad esempio presso un tribunale se il certificato penale richiesto è l’atto notorio, se il fatto che valga per l’Italia e non per il Paese di origine è un problema. Il certificato penale serve per richiedere il riconoscimento professionale, dovrebbe essere rilasciato dall’autorità competente nel Paese in cui è stato acquisito il titolo professionale. Certo per un Rifugiato Politico sarebbe una richiesta contraddittoria…
Allo stato attuale del nostro viaggio, attendiamo dal Paese di origine un documento che attesti che il Signor A ha lavorato per più di due anni per l’azienda XX, e con quali mansioni. Dei 13 attestati, poiché non è in possesso degli originali, azzarderemo una traduzione, che non potremo autenticare e che quindi avrà valore informativo – avrà valore? – e che allegheremo alla domanda. L’impressione in alcuni momenti è di giocare una partita senza conoscere bene le regole del gioco. “Ogni caso è a sé” è una delle risposte che riceviamo più frequentemente, quando cerchiamo di capire se ha senso spedire dei documenti in fotocopia con una traduzione casalinga.
Per quanto riguarda la richiesta di equipollenza, la domanda è stata inoltrata all’Università. Manca la descrizione dei programmi dei vari corsi, stiamo pensando a come fare per ottenere un documento che spesso nelle università extra Europee non esiste.
Il Signor A nel frattempo lavora, fa un lavoro che non ha nulla a che vedere con l’ingegneria, lavora con la mediazione. E riflette. Forse un Master potrebbe essere più qualificante e semplice da seguire. Un preventivo delle spese universitarie è impossibile, si saprà solo dopo l’eventuale iscrizione a quanto ammonta la spesa annuale.
Nel frattempo il Signor A ha cambiato città, forse nella nuova città troverà altre opportunità, ancora una volta completamente diverse da quello che stava cercando.

* Storia raccolta nell'ambito della sperimentazione di Venezia

Nessun commento:

Posta un commento