martedì 21 giugno 2011

Percorsi di riconoscimento: la sperimentazione di Venezia

Nell’ambito del progetto Proritis è stata attivata dalla cooperativa Coges di Venezia una sperimentazione di percorsi di riconoscimento di titoli di studio con un gruppo di TPI. Pubblichiamo un resoconto dell’esperienza.

Il gruppo dei TPI

La sperimentazione ci ha portati ad entrare in contatto con 7 Titolari di Protezione Internazionale (TPI) che avevano precedentemente espresso il desiderio di veder riconosciuto il proprio titolo di studio. La scelta dei casi è stata fatta optando per uno spettro di situazioni che fosse il più ampio possibile, negli obiettivi e nelle condizioni di partenza. La definizione di questi due elementi fondamentali non è stata semplice.

Le condizioni di partenza

Nella rilevazione dei dati riguardanti la scolarizzazione, non è immediato il passaggio da titoli di studio conseguiti nel Paese di origine e corrispondente titolo italiano. La situazione si complica ulteriormente perché è soggetta a variabili che non possiamo trascurare: l’utente che abbiamo di fronte conosce il sistema scolastico italiano? E la denominazione dei titoli? Possiamo affermare con certezza a che titolo italiano corrisponda quello da lui posseduto, sulla base del semplice racconto che ci viene fatto?
Questi dubbi vengono sciolti se il TPI è già in possesso della Dichiarazione di Valore e vengono in parte chiariti se è in possesso del titolo, in originale o in fotocopia, meglio se in una lingua che non richieda l’intervento di un traduttore. Se poi il titolo corrisponde ad un diploma superiore, questi passaggi possono essere demandati all’Ufficio Scolastico Provinciale di competenza. Se il titolo corrisponde ad una laurea, dobbiamo sperare che il suo possessore abbia una certa dimestichezza con le università italiane e i vari corsi di laurea.
I primi fondamentali colloqui sono stati interamente dedicati a questo confronto, al racconto, alla visione dei documenti posseduti, alla richiesta di procurarne di integrativi.
In questo lungo momento di gestazione, e da quanto emerso dai colloqui, si è fatta chiara per i TPI coinvolti, l’esigenza di una nuova definizione di sé, rispetto a ciò che erano “prima” (es. “ero ingegnere”): una ridefinizione della propria identità non in assoluto, ma in relazione all’attuale condizione.

Gli obiettivi

Da qui è scaturita la seconda importante questione: quella riguardante l’obiettivo. La sua definizione ha un aspetto identitario da un lato, e funzionale dall’altro, quasi utilitaristico. Al più vago “vorrei migliorare le mie condizioni di vita” possiamo qui affiancare l’aspetto pragmatico del “avere riconosciuto il mio titolo mi aiuterà a trovare lavoro”. In alcuni casi, quando le difficoltà incontrate durante il percorso sono state valutate troppo elevate rispetto alla possibilità realistica di riuscita del progetto – “trovare lavoro” in questo caso – il percorso è stato abbandonato. Si tratta di 3 casi su 7, nello specifico di un diploma di scuola superiore (in formato pdf, nell’impossibilità di contattare il paese di origine, dove nemmeno l’Ambasciata italiana ha più sede), di un diploma tecnico (non reperibile, sono invece in mano del TPI alcuni documenti in fotocopia, in lingua inglese, che testimoniano la sua attività lavorativa nel settore), una laurea in Agraria (non reperibile, il TPI ha con sé la fotocopia del certificato di iscrizione all’Università).
Oltre alla complessità del percorso e ai tempi necessari, la mole di documentazione da produrre e la mancanza di documenti in originale ha scoraggiato la prosecuzione. Va detto inoltre che di questi 3 casi, 2 sono TPI in fase di sgancio da un Centro di Accoglienza, e quindi con l’esigenza di trovare una sistemazione abitativa e lavorativa adeguata, e uno è padre di famiglia con esigenze quotidiane molto pressanti.
Gli altri 4 casi riguardano TPI in possesso di lauree, con una forte motivazione al riconoscimento, anche parziale, del loro percorso scolastico precedente. Un caso viene abbandonato per totale mancanza di documenti, il TPI già da anni in Italia dichiara di voler comunque tentare il riconoscimento dopo aver ottenuto la cittadinanza, quando gli sarà possibile contattare l’Ambasciata italiana da cittadino italiano. Due richieste di equipollenza sono già state presentate presso due diverse università: una per una laura in Ingegneria, completa in tutta la documentazione; verrà inoltrata anche domanda di riconoscimento professionale presso il Ministero. La seconda è stata presentata ma con i documenti ricevuti solo via fax: l’obiettivo è la prosecuzione degli studi in Economia.
Per quanto riguarda l’ultimo caso, una laurea di primo livello in Agraria, il TPI è in attesa della Dichiarazione di Valore che già aveva chiesto autonomamente nel Paese di Origine. La prosecuzione di questo percorso è strettamente collegata alle condizioni lavorative e economiche al momento della ricezione dei documenti.

L’esperienza di accompagnamento

L’esperienza di accompagnamento in questi percorsi, ha per ora messo in luce alcuni dati importanti:
  • le molte difficoltà legate alla procedura stessa, prima fra tutte la mancanza spesso totale o parziale della documentazione richiesta in originale, seguono poi tempi, costi, carenza di informazioni accessibili o di chiarezza anche linguistica delle informazioni
  • la fondamentale presenza da un lato di operatori e personale adeguatamente formato in proposito, che possano guidare il TPI in modo efficace, e dall’altro di opuscoli informativi facilmente fruibili anche dai TPI stessi.
  • la mancanza di una rete nazionale di scambio di informazioni e buone pratiche, che permetterebbe di portare a termine altrove un percorso iniziato in una città, vista l’alta mobilità che caratterizza i TPI.
Per quanto riguarda gli esiti delle sperimentazioni ancora in corso, attendiamo i tempi tecnici delle università, per poi valutare in base alle risposte ottenute l’effettiva sostenibilità della prosecuzione degli studi.

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