Con il secondo incontro di concertazione del progetto Pro.Ri.Ti.S., il 13 aprile, è stato compiuto
un altro passo verso il potenziamento dell'azione di rete per l'accompagnamento dei titolari di protezione internazionale nelle procedure di riconoscimento di titoli di studio e qualifiche professionali. La partecipazione è stata numerosa, con la presenza di rappresentanti di Ministeri competenti (Ministero degli Affari Esteri, Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, Ministero del Lavoro, Ministero della Giustizia, Ministero della Salute e Ministero dell’Interno),Università (Firenze, Udine, Trieste, Roma “Tor Vergata”, Roma “La Sapienza”, Roma “Roma Tre”),associazionismo di settore (Servizio A Pieno Titolo della Cooperativa Parella di Torino, Centro Astalli di Roma, Centro Studi Immigrazione di Roma, Centro Polifunzionale della Cooperativa Il Cenacolo di Firenze, Consorzio Co&So di Firenze, Consiglio Italiano per i Rifugiati, Programma Integra di Roma, Arciconfraternita del SS. Sacramento e S. Trifone di Roma, Collegio IPASVI di Firenze) e organizzazioni internazionali (OIM – Organizzazione Internazionale per l’Immigrazione). La Viceprefetto Marta Matscher ha aperto i lavori, coordinati dai responsabili degli enti partner del progetto, Parsec e ASGI.
L’obiettivo principale dell’incontro era la presentazione e discussione di una bozza di Protocollo d'Intesa tra amministrazioni ed enti competenti, elaborato dai partner in seguito all’analisi della normativa e dei risultati della ricerca di campo, in un incontro fecondo tra saperi giuridici e saperi delle scienze sociali. Il Protocollo – dettagliatamente illustrato da Salvatore Fachile dell’ASGI - è un documento con il valore di proposta, pertanto aperto al contributo dei partecipanti, invitati direttamente a commentare gli articoli segnalando la propria posizione di consenso/dissenso e illustrando le proprie considerazioni.
La proposta formulata vede al centro la possibilità di applicare ai percorsi di riconoscimento dei titoli di istruzione superiore la sezione della
Convenzione di Lisbona che dispone che «
Ogni Parte, nell’ambito del proprio sistema di istruzione e in conformità con le proprie disposizioni costituzionali, giuridiche e normative, adotterà tutti i provvedimenti possibili e ragionevoli per elaborare procedure atte a valutare equamente ed efficacemente se i rifugiati, i profughi e le persone in condizioni simili a quelle dei rifugiati soddisfano i requisiti per l’accesso all’insegnamento, a programmi complementari di insegnamento superiore o ad attività lavorative, anche nei casi in cui i titoli di studio rilasciati da una delle Parti non possano essere comprovati da relativi documenti » (art. 26). L’idea è che – limitatamente al caso di chi desideri proseguire gli studi – si possa procedere come segue:
- per chi dispone del titolo: applicazione attenuata dei criteri di valutazione, dispensando il richiedente, dove possibile, dalla produzione della documentazione integrale (es. programmi degli esami sostenuti…).
- per chi non dispone materialmente del titolo: valutare l'opportunità di sostituire il titolo con una attestazione giurata dalla quale risulti l’indicazione dettagliata della denominazione della facoltà o dell’istituto frequentato, della denominazione del corso di studi, della data, del punteggio e del titolo conseguito, dei singoli esami, delle singole prove di idoneità, delle date e delle votazioni e degli eventuali crediti conseguiti.
L’applicazione attenuata dei sistemi di valutazione è una prassi già in parte adottata dagli Atenei, come emerge dalla ricerca condotta da Parsec sul territorio italiano e come hanno ricordato, tra i presenti, le rappresentanti dell'Università di Firenze. Per quanto riguarda l’attestazione giurata, il Protocollo prevede che le autorità competenti possano verificarne la veridicità e l'attendibilità richiedendo, eventualmente, agli organismi o enti di tutela dei titolari di protezione internazionale di assumere informazioni specifiche ovvero di esprimere un giudizio in merito. Gli ideatori hanno inoltre sottolineato come ulteriori garanzie, contro l'ipotesi di false dichiarazioni, provengano dalla responsabilità penale per il dichiarante, dalla complessità contenuta nella ricostruzione dettagliata dei percorsi di studio e dal fatto che, essendo una misura prevista solo per la prosecuzione degli studi, il falso diploma sarebbe invalidato dall'impossibilità di sostenere effettivamente gli esami di profitto.
La proposta ha incontrato qualche perplessità e resistenza ma anche numerose espressioni di entusiasmo, specialmente da parte di chi si trova frequentemente a dover aggirare l'ostacolo della documentazione manchevole o parziale, come gli uffici stranieri delle Università e – in fase di emersione della domanda – i servizi territoriali. Il Protocollo ipotizza inoltre l'impegno delle amministrazioni su azioni di supporto, una volta verificata la disponibilità di risorse finanziarie interne o esterne: predisposizione di materiale informativo omogeneo, sportello unico di orientamento, portale web, attività di formazione, networking... Punti rispetto a cui in sede di discussione non sono stati evidenziati ostacoli.
L'ultima parte della giornata di lavori è stata dedicata alla
descrizione del progetto di sistema informativo, già avviata nell'incontro precedente. Anche su questo i partecipanti sono stati invitati a esprimere opinioni e suggerimenti. L'appuntamento si è quindi chiuso con la promessa, da parte dei coordinatori di Pro.Ri.Ti.S., di un'elaborazione delle proposte e dei rilievi critici pervenuti attraverso la scheda appositamente distribuita, insieme a quelli che vorranno pervenire successivamente, affinché sia lo strumento del Protocollo d'Intesa sia l'ideazione del sistema informativo diventino il frutto della più ampia e feconda partecipazione e condivisione.